Un racconto di viaggio di Skeletor
Le cose inaspettate sono sempre le più belle. Alfio e Antonello, amici di mia moglie propongono un weekend con mini crociera in Corsica, siamo in autunno, i traghetti hanno poche prenotazioni e da diversi anni un gruppo di motociclisti organizza dei fine settimana sull’isola.
In bassa stagione si può prenotare anche a pochi giorni dalla partenza, così da controllare le previsioni meteo. Ci troviamo un venerdì sera per una pizza tutti insieme e per la prima
volta mia moglie mi chiede: ”ti va di far
e un fine settimana in bici in Corsica? Io potrei seguirvi in
macchina”. Ho le traveggole, dopo un attimo di stordimento, non
troppo lungo (so che potrebbe ripensarci) annuisco con
decisione, è la prima volta che
sento dalle sue labbra una proposta riguardante il ciclismo! È fatta, contattiamo l’agenzia, prenotiamo 2 cabine e 2 auto
al seguito; il programma prevede partenza da Vado Ligure alle 21,
sbarco alle 7 di sabato a Bastia, tutta la giornata libera e reimbarco
alle 20 della sera, rientro a Vado domenica mattina alle 8; cabina, cene
e colazioni riservate per il gruppo.
Venerdì le previsioni meteo sono buone, al massimo qualche nuvola, arriviamo a Savona
abbondantemente in anticipo, così Alfio (l’amico motociclista prestato alla bicicletta), ci fa conoscere il gruppo di bikers, alcuni faranno il giro fino a Bonifacio, altri un giro sulle montagne, per noi Tom-Tom-Alfio ha programmato il giro del dito in senso antiorario, da valutare sul momento in funzione della direzione dei venti; si è preparato meticolosamente una road-map e ci spiega il tracciato già fatto in moto che spera di riuscire a terminare visto che quest’anno ha percorso in bici non più di 60-70 Km per singola uscita, è preoccupato per gli ultimi Km, per tornare a Bastia bisogna superare un colle di 500 ma da fare dopo una pedalata di più di 100 km.
Si parte. Ceniamo in uno dei self service che ci è stato dedicato con una discreta cena e
Skeletor (il sottoscritto) lascia stupiti i compagni di viaggio con le sue qualità masticatorie (già espresse in "Un Salto in sardegna" ndr). Possiamo andare a dormire, il mare non si sente e la notte passa tranquilla. Sveglia alle 6, colazione abbondante, sbarchiamo alle 7 ancora con il buio, il cielo è limpido, ci sono 16 gradi, non c’è vento e inizia a schiarire: sarà sicuramente una bella giornata.
Parcheggiamo subito fuori del porto e prepariamo le bici mentre sta albeggiando, vediamo arrivare dei ciclisti, dopo un quarto d’ora sembra quasi di essere ad una manifestazione cicloturistica, involontariamente siamo in mezzo al luogo di ritrovo delle pedalate dei Corsi. Dopo alcune foto di rito partiamo per la nostra avventura e come da programma giro del dito con percorso antiorario sulla D80, mia moglie Grazia (l’autista dell’ammiraglia) decide di farsi un giretto nel centro di Bastia. La scelta di questo itinerario ha un suo perché: abbiamo il sole sul mare e il lato guida adiacente alla costa. La strada è in condizioni
perfette (come si vede che non siamo in Italia) sembra un velluto, la costa sale e scende dolcemente, classico percorso mangia-e-bevi.
perfette (come si vede che non siamo in Italia) sembra un velluto, la costa sale e scende dolcemente, classico percorso mangia-e-bevi.
Il nostro terzetto pedala regolare, anche Antonello lo vedo bello carico, un vero Guerriero senza Patria e senza Spada con un piede nel passato e lo sguardo dritto e aperto nel futuro. La strada scorre lieve, a poco a poco ci raggiungono e superano i gruppi di ciclisti che avevamo trovato a Bastia, noi non abbiamo fretta e ogni scorcio è un pretesto per una foto.
Grazia ci raggiunge e ci supera, la troviamo al porto di Macinaggio e dopo altre immancabili foto proviamo a darci appuntamento a Centuri, primo paese dopo la sommità del dito . Da qui la strada gira nell’entroterra e inizia a salire, ma è nulla in confronto a quello che ci aspetta nel pomeriggio, Alfio già dalla prima mattina pensa al suo Moloch, il Colle De Teghime posto a 536 m slm (nostra cima Coppi) che troveremo alla fine del giro.
Incontriamo poche automobili e tutte prima di superarci aspettano di avere ampia visibilità (come si vede che non siamo in Italia), anzi per favorirle facciamo segno col braccio di avanti (incredibile, ci ringraziano pure!). Arrivati poco dopo Rogliano troviamo le indicazioni per un belvedere che raggiungiamo dopo alcune centinaia di metri su un sentiero ciottolato.
Si apre una splendida vista sul mare e sull’isola della Giraglia, famosa per aver dato il nome ad una delle più antiche regate del mediterraneo da Saint Tropez a Genova su un percorso di 243 miglia.
Proseguiamo e finalmente arriviamo al colle de la Serra, primo GPM della montagna a 360 m slm, poco distante su capo Corso si trova il Moulin Mattei, un mulino stile Paesi Bassi, ristrutturato da una casa vinicola per pubblicizzare il suo più famoso aperitivo, lo saltiamo e decidiamo di non scendere a Centuri (oltre 200m di dislivello che poi dovremmo risalire su una strada non proprio agevole). Alfio ci ricorda il suo Moloch, Grazia ha provato a scendere in paese e per poco non rimane incastrata far le sue strette vie. Vabbè, le famose aragoste di Centuri le gusteremo un’altra volta.
Con l’ammiraglia decidiamo di vederci dalle parti di Pino, Grazia va alla ricerca di una spiaggetta dove prendere un po’ di sole. La strada continua con il solito mangia-e- bevi degradando fino a livello del mare, ad Alisu costeggiamo una bella spiaggia ma Grazia è andata oltre, ci avverte di essersi fermata su una spiaggia nera, plage d’Albo che troviamo dopo aver superato una vecchia costruzione industriale dismessa ormai da molti anni.
Wiki-Tom- Tom-Alfio si premura di informarci della storia della fabbrica di amianto Canary che fino ai primi anni 60 estraeva e lavorava il minerale gettando gli scarti di roccia nel mare antistante, le correnti hanno poi sparso i detriti sulle spiagge adiacenti cambiandone i connotati cromatici, di amianto non c’è più traccia, è però rimasta questa colorazione che le rende particolari ed uniche.
In lontananza vedo un’ammiraglia parcheggiata sotto le ultime case di Albo, proprio al limitare della spiaggia, dall’affollamento non dovrei aver problemi a trovare Grazia, ci sono ben 3 gruppi di persone su una spiaggia di almeno 800 m, l’unica persona singola nel mezzo: è lei.
Qui la sosta è d’obbligo, mi sono portato costume ed occhialini da nuoto, mi butto in mare e con piacere trovo l’acqua per nulla fredda, la vista è spettacolare, la profondità aumenta velocemente e a circa 600 m dalla riva il fondale è già oltre i 40-50 m, il mare è cristallino, nuotando verso il promontorio a sud, le rocce bianche semi affioranti contrastano con i pesci e il fondale scuro, bellissimo!
Antonello ed Alfio si sono incamminati alla ricerca di un locale per mangiare, in effetti è l’una passata e la fame si fa sentire. Oggi mi sento come in una corsa a tappe, qualsiasi problema viene immediatamente risolto dall’ammiraglia: Grazia mi aveva preparato un panino e un frutto.
Qui la sosta è d’obbligo, mi sono portato costume ed occhialini da nuoto, mi butto in mare e con piacere trovo l’acqua per nulla fredda, la vista è spettacolare, la profondità aumenta velocemente e a circa 600 m dalla riva il fondale è già oltre i 40-50 m, il mare è cristallino, nuotando verso il promontorio a sud, le rocce bianche semi affioranti contrastano con i pesci e il fondale scuro, bellissimo!
Antonello ed Alfio si sono incamminati alla ricerca di un locale per mangiare, in effetti è l’una passata e la fame si fa sentire. Oggi mi sento come in una corsa a tappe, qualsiasi problema viene immediatamente risolto dall’ammiraglia: Grazia mi aveva preparato un panino e un frutto.
Mi rivesto e mi avvio a raggiungere il gruppo in fuga, dopo pochi chilometri li trovo a Nonza, si sono accomodati sotto un pergolato misto a fiori e foglie scolorite dall’autunno (foto),hanno quasi terminato un piatto di salumi Corsi, intanto arriva anche Grazia e ci sorseggiamo insieme un caffè più che discreto in considerazione della qualità media abbastanza scarsa della Francia.
Abbiamo percorso circa 88 Km è presto e provo a proporre di allungare il giro fino a Saint Florent ma Alfio pensa sempre più intensamente al suo Moloch a 536 m di altezza, allungare il giro di 10 Km potrebbe essergli fatale. Proseguiamo per altri 15 Km e arrivati vicino a Patrimonio troviamo la rotonda con la svolta verso il Moloch, niente da fare, Wiki –Tom-tom di fronte al cartello Saint Florent Km 4,5 rimane inamovibile, mentalmente è già concentrato verso il colle.
Grazia che ci precedeva è andata fino al porticciolo turistico, così decido di allungare da solo la nostra gita, Antonello da gregario fidato si incolla al suo capitano. Nel rettilineo in discesa che porta al paesino sul mare mi sfreccia di fianco un auto smarmittata e penso a quanto sono tamarri ‘sti francesi, poi la stessa scena si ripete più volte e capisco che è in corso un rallie su quelle strade.
Arrivato a Saint Florent mi trovo in mezzo al raduno delle auto, preferisco defilarmi e fatto il giro del porto ritorno sui miei passi (oops, pedali) cerco di raggiungere i 2 fuggitivi, fra andata e ritorno ho perso circa 25 minuti, penso sarà difficile raggiungerli. La salita al Col De Teghime è di 8,2 Km con una pendenza media del 6%, la prendo bella allegra ma mi accorgo subito che qui le pendenze sono ben diverse da quelle trovate fin’ora, fra Patrimonio e Barbaggio mi trovo un muro di 500 m al 14%, poi a circa 3 km dalla vetta altri 1000 m al 12%.
Mi accorgo di essere in riserva, in effetti ho pedalato per circa 100 Km e di benzina nel motore ne ho messa troppo poca, la colazione anche se abbondante l’ho bruciata da un pezzo, il panino e il frutto sono stati un po’ scarsetti, quindi ora pago pegno. Dietro ad un tornante inizio a vedere macchine parcheggiate, sento rombi di motori, siamo al traguardo di una prova speciale e provvidenziale vedo un furgone bar su cui mi avvento per scolarmi in 4 sorsate una lattina di Cola, finalmente si spegne la spia della riserva. Ritrovo i 2 fuggitivi, anche loro rifocillati e dopo una curiosata in mezzo alla bagarre di auto, piloti e pubblico ripartiamo. A questo punto sono io preoccupato per il Moloch, vedo la cima lassù e le mie gambe sono mozzarelle-viranti-ricotta. Wiki-Tom-Tom e Guerriero senza Patria e senza Spada sono belli tranquilli, me ne accorgo dopo 500 m, siamo in cima ma io sono talmente fuso da pensare di dover raggiungere la cima, mentre invece la strada spiana sulla destra. Sul colle stanno salendo delle nuvole di condensa in ascesa dal versante orientale dell’isola e troviamo parcheggiata la nostra ammiraglia, peccato non esserci trovati poco più in basso, Grazia avrebbe aspettato di meno e avremmo condiviso insieme la variante motoristica.
Grazia che ci precedeva è andata fino al porticciolo turistico, così decido di allungare da solo la nostra gita, Antonello da gregario fidato si incolla al suo capitano. Nel rettilineo in discesa che porta al paesino sul mare mi sfreccia di fianco un auto smarmittata e penso a quanto sono tamarri ‘sti francesi, poi la stessa scena si ripete più volte e capisco che è in corso un rallie su quelle strade.
Arrivato a Saint Florent mi trovo in mezzo al raduno delle auto, preferisco defilarmi e fatto il giro del porto ritorno sui miei passi (oops, pedali) cerco di raggiungere i 2 fuggitivi, fra andata e ritorno ho perso circa 25 minuti, penso sarà difficile raggiungerli. La salita al Col De Teghime è di 8,2 Km con una pendenza media del 6%, la prendo bella allegra ma mi accorgo subito che qui le pendenze sono ben diverse da quelle trovate fin’ora, fra Patrimonio e Barbaggio mi trovo un muro di 500 m al 14%, poi a circa 3 km dalla vetta altri 1000 m al 12%.
Mi accorgo di essere in riserva, in effetti ho pedalato per circa 100 Km e di benzina nel motore ne ho messa troppo poca, la colazione anche se abbondante l’ho bruciata da un pezzo, il panino e il frutto sono stati un po’ scarsetti, quindi ora pago pegno. Dietro ad un tornante inizio a vedere macchine parcheggiate, sento rombi di motori, siamo al traguardo di una prova speciale e provvidenziale vedo un furgone bar su cui mi avvento per scolarmi in 4 sorsate una lattina di Cola, finalmente si spegne la spia della riserva. Ritrovo i 2 fuggitivi, anche loro rifocillati e dopo una curiosata in mezzo alla bagarre di auto, piloti e pubblico ripartiamo. A questo punto sono io preoccupato per il Moloch, vedo la cima lassù e le mie gambe sono mozzarelle-viranti-ricotta. Wiki-Tom-Tom e Guerriero senza Patria e senza Spada sono belli tranquilli, me ne accorgo dopo 500 m, siamo in cima ma io sono talmente fuso da pensare di dover raggiungere la cima, mentre invece la strada spiana sulla destra. Sul colle stanno salendo delle nuvole di condensa in ascesa dal versante orientale dell’isola e troviamo parcheggiata la nostra ammiraglia, peccato non esserci trovati poco più in basso, Grazia avrebbe aspettato di meno e avremmo condiviso insieme la variante motoristica.
Ci buttiamo in discesa con delle novità: aria più fredda, umida e poco dopo anche la nebbia. Un cartello ci avverte dell’interruzione della strada, ma fortunatamente sarà operativo solo dai giorni successivi, possiamo dirigere le nostre ruote direttamente su Bastia e dopo 130 Km entriamo nel centro abitato. Sono le 17 e il centro è invaso dalle auto, arrivati al porto tocca a noi aspettare l’ammiraglia inghiottita dal traffico, mentre Alfio e Antonello si cambiano io vado a cercare un parcheggio, mi apposto dietro a due ragazze che caricano il bagagliaio dopo lo shopping, nel frattempo arriva Grazia. Per concludere in bellezza brindiamo il nostro tour con una rigenerante birra, al bar arrivano anche gli amici di Alfio che si sono sparati un giro fino alle bocche di Bonifacio. In attesa di risalire in nave ci facciamo una passeggiata nel centro storico dove acquistiamo salumi e formaggi Corsi. è ora di risalire in nave, ormai al buio ci mettiamo in coda alle auto e moto, dopo una bella doccia ci aspetta la cena. l’indomani mattina la sveglia è a Savona, ma quella è un’altra storia, la Corsica finisce qui.
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